'Mamma ti sbrighi?' In un inedito anticipo mio figlio mi aspetta sul pianerottolo di casa: polo e pantaloncini della Primavera e uno zaino sulle spalle più alto di lui.
La composizione dello zaino, seguendo senza sbagliarmi le regole che ci hanno dato, è stata una vera missione. Continuavo a ripetermi come un mantra: ‘una busta con il completo per il gioco, una busta per la notte e una busta per il ritorno’.
Per lui (e per noi) è tutto nuovo: il Rugby, i tornei e soprattutto la trasferta: Edoardo, sei anni, non ha mai dormito fuori casa senza nonni o cugine. E' felicissimo, impaziente di andare, ma comunque è meno agitato di me!
All'arrivo alla sede della Primavera, in attesa del pullman che li porterà a Prato, confido ad un genitore la mia reale preoccupazione: mio figlio non sa allacciarsi le scarpe figuriamoci gli scarpini. Lui mi dice che non mi devo preoccupare e poi aggiunge che l'allenatore dopo averglieli allacciati glieli sigillerà passando lo scotch intorno al piede.Quello che succederà da qui a domani mattina (il pullman, le soste, la prima notte in albergo in camera con i compagni), lo scoprirò solo domenica sera, o forse le cose più belle non le saprò mai: forse le terrà per sé, come i ricordi più intensi e cari che ognuno di noi conserva delle esperienze di bambino.
Il Campo Chersoni accoglie squadre e tifosi in un clima super professionale, ma le aree limitrofe, attrezzate con gli stand per cibo e merchandising incorniciano la gara di un’aura festosa.Non sono abbastanza esperta da conoscere il livello di prestigio e difficoltà del torneo Denti – Reali, ma mi sembra un evento piuttosto solenne e sentito dal mondo del Rugby. Le squadre sono 12 e arrivano da Modena, Milano, Firenze, Roma,Frascati, Parma, Sesto Fiorentino e Prato ovviamente. Quello che mi colpisce più di tutto è questo grande livello di professionalità e organizzazione abbinato ad una moltitudine di bambini diversissimi tra loro per bravura, età, provenienza, struttura fisica e mentale. E’ molto bello vedere come lo spirito e le regole di questo gioco costituiscano una rete invisibile che riesce ad abbracciare nelle proprie maglie ragazzi così diversi,e apparentemente lontani tra loro, in un disegno armonico e vitale ma anche molto preciso. E’ un mondo a sé ma molto istruttivo come paradigma di una società ideale.
Ogni tanto Edo si gira e timidamente ci saluta e io sono così felice di esser qui. Sempre a bordo campo scopro un’altra cosa molto bella: un secondo prima dell’incontro una squadra celebra con un ‘Urrà!!!’ il nome della squadra avversaria e viceversa, mentre alla fine dell’incontro i bimbi di entrambe le squadre si abbracciano in cerchio, mischiati gli uni agli altri e urlano ‘Per il Rugby Urrà!’. Sono tutte cose che scopro un po' per volta e che contribuiscono ad appassionarmi a questo mondo sconosciuto. Durante le partite ogni tanto qualcuno urla ai ragazzi la parola ‘sostegno’ non l’avevo mai sentita (per ora conosco solo ‘placcaggio’ e poco altro!) non so esattamente cosa voglia dire ma lo intuisco e mi sembra una parola bellissima. Non solo nello sport.
I bambini della Primavera U7 sembrano cauti ma anche serii e determinati. Con la scusa di andare a prendere una birra passo accanto ad altre squadre e in generale noto l’energia e l’affetto con cui gli allenatori più giovani, i più vicini per età a questi pulcini (i giocatori più grandi hanno comunque 13 anni) li incoraggiano. E’ un altro aspetto nuovo per me: non è usuale vedere un diciottenne di 180 cm col doppio taglio proteggere e spronare un ragazzino di 9. Un articolo a parte si meriterebbero i due allenatori che accompagnano oggi la Primavera U7 così diversi ma così essenziali nel far sentire i bambini protetti e responsabilizzati allo stesso tempo. D’altro canto durante il pranzo l’allenatore ‘anziano’ mi confesserà che durante la prima partita della giornata era più emozionato degli stessi bambini (è un uomo fatto e finito e non è esattamente un tenerone :-)
La nostra squadra gioca l’ultima partita della mattinata e noi continuiamo a tifare.
C’è un momento di suspense: uno dei compagni di squadra di mio figlio si fa male e viene portato a bordo campo in braccio e adagiato sull’erba. La mamma si alza ma resta a distanza,composta e discreta, pur non sapendo cosa sia successo. Mi chiedo se sarei in grado di esercitare lo stesso autocontrollo. Il gioco riprende ma io non riesco a staccare gli occhi dalla linea opposta e immagino anche lei. Appena l’allenatore, da lontano,la guarda alzando il pollice, tiro un sospiro di sollievo e torno con lo sguardo a cercare mio figlio che, piccolo e magretto,corre appresso ai compagni e agli avversari, sentendosi spinto a partecipare, ma forse ancora incapace di entrare davvero nel vivo. È grande la mia emozione quando vedo che per un attimo riesce ad afferrare e a tenere la palla per poi passarla di corsa,mettendola al sicuro tra le braccia di un compagno.
La correttezza verso i compagni e soprattutto verso gli avversari mi piace molto, mi chiedo se sia dovuta al fatto di trovarsi in un torneo Under 13 ma ho il sospetto che appartenga al Rugby come sport. Motivo per il quale ho spinto mio figlio a provare. Ma non è questo in fondo l’aspetto fondamentale dello sport e forse, più in generale, della convivenza umana? Scopro con sorpresa, osservando altre squadre presenti al torneo, che ci sono anche delle bimbe che giocano insieme ai compagni maschi e che fino ai 13 anni non c’è una categoria separata per loro e anche questo mi diverte.
Mentre mi guardo intorno, compiaciuta da questo risvolto eticoinatteso, l’U7 della Primavera vince tutte le partite della mattinata e vola in finale! Seguiamo l’ultimo incontro con il Firenze Rugby dagli spalti, sempre più emozionati e partecipi.Quando salgono sul pullman i bambini sono cotti, un po’ storditi,ma si vede che sono più uniti, più forti, in un certo senso più grandi di quando sono partiti. E quando alla fine di un’esperienza così la squadra che hai seguito per tutto il girono torna a casa con la coppa del primo posto… beh senti davvero che dal primo torneo fuori casa di tuo figlio non potevi aspettarti di più.